QUANDO L’OCCHIO CI TRADISCE

Pubblicato su Capital

Oggi, avere denaro da investire sembra essere una sfortuna, perché manca, nella gestione del denaro, la mentalità di “curarsi professional- mente”. Le banche, infatti, non danno risposte adeguate. Le loro offerte non sono di consulenza, ma di prodotti. Sono “incantesimi finanziari” che servono più che altro a ricapitalizzarsi: non esiste più il 10% dei bot degli anni ‘90, spiega Francesco Cenerini consulente finanziario.

Quindi non bisogna fidarsi più delle banche?

Bisogna capire che a fare i rendimenti non sono più i mercati ma i nostri comportamenti. La logica che ancora vige tra gli investitori è chiedere al medico la stessa cura che ha guarito l’amico (il quale, per esempio, ha un rendimento dell’8%). Ma se la malattia è diversa, come potrà andargli bene? Occorre cambiare mentalità: alcuni clienti mi chiedono: ”cosa hai di veramente buono? Io rispondo che di buono ho la mia competenza, la mia professionalità e la passione di seguire il loro “progetto di vita”, e non l’illusione di un numero percentuale.

Cosa deve fare allora chi ha soldi da investire?

Affidarsi a un nuovo modello di consulenza, che ribalta questa logica malsana. Un professionista può mediare la disinformazione pilotata di giornali e tv che fanno pubblicità alla percentuale senza considerare la “malattia” da curare.

Come si riconosce un buon consulente?

Ho sempre vissuto la finanza con il cuore, considerando i miei clienti come Persone che hanno la loro dignità e le loro esigenze e che per questo vanno rispettate. La soluzione Non sono io, siamo tutti Noi che dobbiamo avere un nuovo comportamento. Non c’è una banca migliore di un’altra, siamo Noi che dobbiamo essere migliori dei risparmiatori comuni. Il problema non sono le crisi, ma sta nelle nostre capacità di affrontarle.

Lei tiene dei salotti finanziari. Di cosa si tratta?

Sono incontri che servono a informare la gente. Sa che la cultura finanziaria dell’italiano medio è al 51 esimo posto nel mondo? L’investitore non si rende conto di essere preso in giro dalle banche. E se lo capisce cade nell’errore del qualunquismo: “Non mi fido più di nessuno”. Siamo vissuti a pane e bot e case. Oggi il mondo è cambiato, non bisogna rimanere ancorati ai comportamenti di 20 anni fa e considerare me come un distributore di rendimenti. L’esigenza non è un numero percentuale, è qualcosa di più alto.