I principi base per un buon investimento

In campo finanziario si sottolinea sempre la necessità di effettuare investimenti basati sulle proprie esigenze ma spesso il risparmiatore medio non si attiene a questo assioma.

Un'azione Fiat non è un buon investimento se non si ha come obbiettivo quello di realizzare un investimento di tipo speculativo. Bisogna dunque partire dal presupposto che gestire denaro vuol dire innanzitutto “fare ciò che mi serve”. Se una persona decide di fare speculazione lo può fare basandosi sulla propria soggettività e percezione del rischio. Gestire il denaro è un'altra questione e deve essere affrontata con la giusta dose di razionalità.
Una volta identificate le proprie esigenze si può iniziare ad effettuare un investimento rispettando un principio fondamentale che consiste nella diversificazione efficiente del nostro investimento. La diversificazione efficiente che negli ultimi 30 anni è stata adottata dal risparmiatore medio italiano deve essere radicalmente rivista. Negli ultimi 30 anni, infatti, gli investitori italiani hanno considerato come “diversificazione” la pratica di distribuire il loro denaro tra differenti istituti di credito e/o promotori finanziari. Spesso questa pratica è stata arricchita dal non dire nulla a nessuno dei vari soggetti coinvolti.

Questo equivale ad immaginare un paziente che si rivolge a 4 dottori diversi per curare lo stesso ginocchio, senza dire a nessuno dei quattro la cura prescritta dagli altri tre. Diversificare in questa maniera sottende ad una mancanza di fiducia nel settore finanziario e forse ad una mancanza di fiducia in se stessi. Non è probabilmente chiara l'esigenza che ci ha portato ad effettuare quel tipo di investimento. Sottolineo dunque l'importanza di investire denaro solo dopo avere chiarito esattamente le nostre esigenze.

I tre principi base per ottenere una diversificazione efficiente sono:

  1. Investire nei mercati e non sul singolo titolo.

  2. Investire in mercati efficienti.

  3. Correlare il mercato azionario a quello obbligazionario.

Di seguito analizzerò i 3 suddetti punti.

Investire nei mercati e non sul singolo titolo.

Il mercato contiene già il singolo titolo e lo fa con le giuste percentuali. Supponiamo che il mercato italiano a fine anno abbia fatto segnare un + 10%. Non è detto che i possessori di titoli italiani abbiano guadagnato la medesima percentuale con il loro investimento. Questo succede poiché sono sbagliate le percentuali dei singoli titoli che compongono il portafoglio azionario. Il mercato, al contrario, queste percentuali le conosce bene poiché l'indice stesso è costituito soppesando le azioni in base alla loro capitalizzazione (ovvero in base alla loro circolazione). Per questo è importante non investire sulle singole azioni bensì sui mercati.

    Investire in mercati efficienti

    Per identificare un mercato efficiente non si deve ricorrere a valutazioni soggettive. Se intervisto 1000 persone ognuno di loro avrà una sua opinione su quale mercato mondiale possa essere considerato “efficiente”. Queste opinioni sono tutte giuste ed al contempo errate. L'efficienza di un mercato è calcolata in maniera oggettiva tramite il rapporto rendimento/rischio. Le offerte bancarie di investimento che ci circondano contemplano un valore percentuale di rendita ma non è mai una rendita divisa per il rischio che quel tipo di investimento comporta. Magari mi viene offerto un rendimento del 4,5% ma non è detto che per ottenere quel rendimento il rischio non sia eccessivo.

      Correlare il mercato azionario con quello obbligazionario.

      Si è scoperto che mettere in relazione un mercato positivo ed uno negativo riduce enormemente la volatilità dell'investimento. Questo tipo di regola porta il rendimento dell'investimento molto vicino a quelle che sono le medie di mercato. Il vantaggio risulta in un aumento del rendimento e, parallelamente, una riduzione del rischio.

        Questi sono dei principi molto semplici per gestire il proprio denaro in maniera efficiente. Chiudo questo mio articolo sottolineando un ultimo punto.

        Le nostre esigenze devono essere tradotte finanziariamente nella realtà. La realtà non è costituita unicamente dal mercato Italiano.

        Bisogna fare investimenti legati alla realtà mondiale di questo momento. In Italia infatti una pratica comune di diversificazione inefficiente consiste nell'acquisto di BTP o obbligazioni bancarie.

        E' assurdo pensare che, in questo momento, investitori stranieri (Canadesi, Australiani etc..) possano decidere di acquistare titoli del debito pubblico Italiano o obbligazioni di un qualche istituto di credito italiano. Un italiano al contrario percepisce questo tipo di investimento come sicuro senza valutare, oltretutto, che l'Italia ha un peso dello 0,9% sul panorama economico mondiale. Creare un portafoglio efficiente vuole anche dire che i titoli Italiani presenti nel mio portafoglio non debbano superare la soglia dello 0.9%. Investire il 20% sull'Italia vuol dire non tradurre finanziariamente le nostre esigenze in quello che è la realtà globale del mercato mondiale.